Capriccio contro lo Aglio
Ed ecco la versione di Luigi Tansillo. Sono 150 versi divisi in terzine. Noi ve ne proporremo, evidentemente, solo alcune, per darvi solo un’idea della musicalità dei suoi versi, al di là degli argomenti che tratta.
Io non so, signor mio, se de la schiera
Fu de l’inferno alcun ladro assassino,
Che a mangiar agli mi condusse iersera;
Di modo ch’io son stato dal matino
Rinchiuso a casa, e starò tutto’l giorno,
Finché tal morbo avrò ne l’intestino.
Stamane io volsi uscire, ed ebbi scorno
Dal primo e dal secondo che incontrai;
Ché mi parve mille anni far ritorno.
Più de l’usato al desinar mangiai,
Sperando tor col cibo quel fetore:
E mi puzza la bocca più che mai …
Sia maledetto quel tartareo seme,
Che diede a noi questo nemico interno,
Che non sa nocer se no a molti insieme.
Quando trasse quel cane da l’inferno
Ercol qua su, che con tre teste ladra,
De l’uscio orribil guardiano eterno,
Da quella schiuma rea, fetida ed adra,
Che gittàr le tre bocche per gran rabbia,
Dicon che nacque pianta sì leggiadra.
Vonno alcuni altri che altra origine abbia:
E dicon che del sangue de’dragoni
Nacque di Libia ne l’incolta sabbia.
Ma queste sono antiche finzioni.
Un autor novo ho letto, che mi tolle
Di tutte quante dubitazioni.
Dice che Dio, che l’umiltade estolle
E la superbia abbassa e vuol che pera,
Fe’ nascer gli agli, i porri e le cipolle …
Chi avesse di sua man scannato il padre,
0 chiusa la tagliente spada acuta
Sin’a l’elsa nel ventre di sua madre,
Dapoi che l’ira in penitenza muta,
Per castigar se stesso l’aglio mangi,
Più nocente e più reo de la cicuta”…
O mietitor di Puglia invitti e franchi,
Come’l durate voi? chi vi difende,
Che non vi scoppian ventri e petti e fianchi?
Fatigar dove ‘l sol la terra fende
Senz’acqua ed ombra, e spesso senza vento,
E al maggior dì far d’agli le merende!
Se i corpi han da l’umore il nudrimento,
Voi non so donde vel possiate avere,
Che avete foco fuora e foco drento …
Mai voglia d’esser frate non mi viene,
Se non quando mi sente d’agli il fiato,
Per star tra frati e compartir quel bene.
Allor mi vien disio di stare in piato,
Per pagar con l’odor, che da me spira,
Giudice, curiale ed avvocato …
Il più bel che abbia l’aglio è la bianchezza,
Che gliela die natura per inganno,
Per coprir col color la sua tristezza:
Come ai pinnuli fassi, che si danno
A gl’infermi, o al venen mortale e rio,
Che tra soavi cibi asconde il danno.
Se mai, signor, ve ne verrà desio
Di vivande sì orribili e sì brutte,
Per punir questa colpa io prego Dio, ber
Quando verrete a l’amorose lutte
Che la donna per vincer metta ogni opra:
Con una mano indietro voi ributte,
E con l’altra la bocca a se ricopra:
E di disdegno accesa e di dispetto,
Piuttosto si contenti giacer sopra
Un’arca sola che con voi nel letto.